ISOLA DI STROMBOLI
NEL REGNO DI EFESTO
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Tra gli scogli, un unico varco permette il passaggio di una sola barca, e che
non sia di grandi dimensioni; oltre il varco lo specchio d'acqua, si fa per dire,
ospita due barche al massimo; intorno, sugli scivoli di cemento, trovano posto
altre quindici-venti imbarcazioni tirate a secco. E' il porto più piccolo del
mondo: ed è significativo che sia in una località chiamata Pertuso, buco in
dialetto. Dal microporto, una rapida scalinata conduce al villaggio di Ginostra,
uno dei due centri abitati di Stromboli. Il porto è l'unica via di accesso
a Ginostra. Una volta c'era anche un sentiero lungo la costa, del resto poco
frequentato tanto era impervio, che da Stromboli, il centro principale, portava a
Ginostra dall'altra parte dell'isola, superato così l'ostacolo della montagna; poi
le frane lo hanno reso del tutto impraticabile. E allora per giungere a Ginostra
non resta che il mare: Tutto normale quando il mare è calmo. Se invece fa le bizze,
il trasbordo diventa un'avventura. Se poi il mare dalle bizze passa alla furia,
Ginostra rimane completamente tagliata fuori dal mondo, vera e propria isola nell'
isola, con i pochi abitanti rimasti a presidiare questo paradiso di eremiti.
Soltanto durante la stagione estiva ai residenti si aggiungono i turisti: tutti
di tipo particolare, perchè a Ginostra dominano il silenzio, la pace, la riflessione.
Dalla parte opposta dell'isola, sul versante nord-orientale, sorge il centro
principale, Stromboli, con le sue frazioni di San Bartolo e San Vincenzo: quest'
ultimo, con i suoi negozietti, le sue boutique, la sua chiesa e le sue strette
stradine, è la località dove confluisce la maggior parte dei turisti estivi che
sbarcano sull'isola. Presso Stromboli, la spiaggia di Scari dai ciottoli di lava
e quella di Ficogrande dalla sabbia nera finissima. Proprio a Ficogrande aveva
sede, almeno fino alla fine del secolo scorso, la fiorente marineria strombolana,
forte di decine di velieri, anche di notevole stazza, che commerciava attivamente
con Napoli, le città della Sardegna e della Puglia e anche con i porti delle coste
atlantiche della Spagna: le navi esportavano vino e importavano frumento.-
Come a Ginostra, anche a Stromboli e nelle frazioni vicine le casette hanno un
aspetto caratteristico: sono fatte a cubo.Il cubo si può infatti definire l'unità
di misura dell'edilizia isolana. Per due semplici motivi: è facile da costruire
e si è mostrato efficace nel sopportare le sollecitazioni dell'incessante attività
sismica. In un'isoletta come questa, sopratutto una volta priva di collegamenti
col mondo, ci si doveva arrangiare: ed erano i pescatori e contadini a trasformarsi
in muratori e a costruirsi le case; chi si sposava lasciava l'abitazione dei genitori
e si costruiva il suo primo cubo. Quando i mezzi lo permettevano, ai lati del cubo
se ne erigevano altri, sicché la casa si allargava; poi magari altri cubi venivano
sovrapposti ai primi, ed ecco le abitazioni a più piani. Cosi è nato il borgo, dalle
casette tutte uguali, tutte imbiancate da far accecante contrasto con il nero della
lava. La lava: quella di Stromboli, il potente signore dell'isola, sede della perenne
fucina di Efesto, dio dei vulcani: L'isola sorse dal Tirreno soltanto quarantamila
anni fa, ed è la più giovane delle sette Eolie, chiamata in antichità Strongyle, la
rotonda, poichè tale appare, vista da qualsiasi lato, dal mare; in realtà l'isola ha
la forma trapezoidale. Il suo vulcano, lo Stromboli appunto, non ha mai smesso
l'attività eruttiva: è oggi l'unico in Europa a farlo permanentemente, in un modo tanto
tipico da avere suggerito agli scienziati di definire "attività stromboliane" il lancio
di lave e scorie nei vulcani di tutto il mondo. Ed è questa incessante attività a
costituire il fascino principale dell'isola, a richiamare migliaia di turisti che
salgono sul monte, alto 924 metri, per assistere da vicino allo spettacolo offerto
dal vulcano: che sembra respirare, eruttando ad intervalli abbastanza regolari,
di venti minuti circa, lapilli incandescenti, scorie fiammeggianti, ceneri bollenti.
Questi respiri, detti gli "scatti", impressionanti nella loro regolarità, ogni volta
preceduti da sordi brontolii, fischi laceranti, soffi affannosi: ogni bocca eruttiva,
nei momenti che precedono gli scatti, ha una sua particolare attività sonora. Ed è
un segno di pericolo, l'annuncio di un'esplosione che sarà particolarmente forte,
quando in questa o quella bocca l'attività sembra cessare: chiuso ogni spiraglio
della bocca, il gas sta premendo con tutta la sua forza contro il tappo e quando vincerà
il botto sarà tremendo.- Le bocche eruttive odierne, nella Fossa a circa settecento
metri di quota, osservabili dall'alto, non sono quelle originarie, poiché nei secoli
l'edificio vulcanico ha subito trasformazioni. Il vulcano nato quarantamila anni fa,
e che venne chiamato Vancori, era in cima al monte: ma subì uno sprofondamento laterale
nel settore di nord-ovest, e qui si formò un nuovo cono, il Pizzo, che crollando a sua
volta creò l'attuale Fossa, duecento metri più in basso. Ed è dall'alto del Pizzo, come
da un loggione, che si può oggi assistere all'impressionante rappresentazione eruttiva.
Ma c'è un altro spettacolo di orrida bellezza sullo Stromboli: ed è quello offerto dalla
Sciara del Fuoco, il ripido scivolo nero inclinato di trentacinque gradi lungo il quale
le scorie e le colate, espulse con gli "scatti", arrivano al mare dove questo materiale
incandescente a contatto con l'acqua si trasforma in nuvole di sfrigolante vapore
biancastro. A chi non è pago di tutto ciò l'isola offre un'altra singolare meraviglia:
l'incredibile scoglio di Strombolicchio, che sorge in mezzo al mare, a circa un miglio
dalla spiaggia di Ficogrande. Ha il terrificante aspetto di un castello di streghe e
mostri, e due delle sue rocce, in alto, sembrano teste di animali messi a guardia del
maniero. Strombolicchio, dicono gli scienziati, è un "neck", cioè l'interno di lava
solidificata di un cono vulcanico, è la più antica manifestazione vulcanica del complesso
eoliano, emerso oltre trecentosessantamila anni fa, e quindi spentosi. In epoca moderna
era ancora alto cinquantasei metri e aveva numerose guglie, poi la sua cima venne in
parte spianata per impiantarvi un grande faro marino, e l'altezza venne ridotta a circa
quarantatrè metri. Dal mare, una ripida scaletta scavata nella roccia porta al faro,
che emette tre lampi di luce bianca ogni quindici secondi. Con il moderno apparato,
oltre ai pirotecnici fuochi notturni del vulcano, Stromboli continua ad essere come si
diceva in antico il "Faro del Tirreno", sicuro porto di riferimento dei naviganti che
qui rendevano omaggio a Eolo, la cui reggia era proprio in quet'isola. Così Omero, nel
X canto dell'Odissea, descrive Stromboli: " E' natante quest'isola e recinta/da muraglie
infrangibili di bronzo/e liscia vi si leva alta la rupe". Forse, più che di Stromboli,
parlava del magico castello di Strombolicchio.-
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